foto da ilnuovocantiere.it
Sono serviti mille giorni di cantiere e un investimento da 100 milioni di euro per ridare vita al complesso industriale delle Officine Grandi Riparazioni di Torino. Considerate la cattedrale della memoria storica industriale del capoluogo piemontese, le OGR riapriranno al pubblico il prossimo 30 settembre all’insegna dell’innovazione tecnologica, della sostenibilità ambientale e dell’accessibilità per tutti. Con l’ambizione di diventare da subito il nuovo polo culturale e turistico di Torino.
La Fondazione CRT (Cassa di Risparmio di Torino), che ha finanziato l’intervento di riqualificazione, ha fatto della salvaguardia del valore storico della struttura originale, della flessibilità e della modularità degli spazi i principi ispiratori del progetto di restauro.
Le OGR, dunque, torneranno in vita tra pochi giorni: non più come grandi officine per la riparazione dei treni, bensì come officine della cultura contemporanea, dell’innovazione e dell’accelerazione d’impresa.
Un progetto con una forte vocazione internazionale, sviluppato dall’expertise e dal know-how made in Turin: la Fondazione, infatti, ha fatto leva sulle capacità imprenditoriali e professionali del territorio, sfruttando il capitale investito – che ammonta a circa 100 milioni di euro – per fare da volano all’economia locale e restituire alla città il simbolo del suo sviluppo industriale, aprendolo al mondo.
Il compendio immobiliare Ottocentesco – che comprende il maestoso edificio a forma di H di circa 20 mila metri quadri e 16 metri di altezza, oltre alle palazzine degli uffici e tutte le aree scoperte – era abbandonato da decenni, senza futuro e con evidenti problemi di sicurezza per le persone e l’ambiente. In altre parole, una ferita per la collettività.
foto da viaggivacanze.info
Soppalchi industriali, pavimentazioni con profili metallici (per richiamare all’occhio le vecchie rotaie) e altre architetture interne ispirate nel design al mondo dell’industria ferroviaria contribuiranno a mantenere l’originaria identità di officina, in un gioco di continui rimandi tra memoria e contemporaneità; dal punto di vista architettonico ed edilizio, la percezione dei grandi volumi e delle grandi altezze è stata conservata.
In parallelo, sono state create ex novo due piazze, fruibili come luoghi di relax e socializzazione, che ospiteranno eventi, spettacoli, aperitivi e opere d’arte a cielo aperto: la prima installazione pubblica sarà “Procession of Reparationist” di William Kentridge, uno dei massimi esponenti di arte contemporanea a livello mondiale.
Le Officine Nord ospiteranno eventi di arte contemporanea, teatro, danza e una digital gallery per esperienze di realtà virtuale immersiva; il cosiddetto “Duomo”, cioè la sala dove i vagoni da riparare venivano posizionati in verticale, sarà destinato a workshop e conferenze, come a sottolineare il passaggio dalla riparazione dei treni alla riparazione e “rigenerazione” delle idee. Gli open space delle Officine Sud, invece, diventeranno un centro di sperimentazione tecnologica per attirare le migliori start up innovative del settore dell’industrie creative. Tra le due Officine ci sarà un’area dedicata al gusto e in particolare all’enogastronomia piemontese. I murales – alcuni d’epoca, altri realizzati appositamente – e gli impianti di illuminazione contribuiranno ad esaltare la profondità e l’imponenza degli ambienti.
Il progetto, che nel corso degli ultimi tre anni si è evoluto da semplice messa in sicurezza a qualcosa di più forte e coraggioso, farà delle storiche Officine torinesi uno dei più grandi esempi di riconversione industriale d’Europa.