Nativi digitali e copyright: in una ricerca dell’Università La Sapienza di Roma scopriamo cosa sanno i giovani sul diritto d’autore

Sono stati resi noti i dati di una ricerca dell’Università La Sapienza di Roma sul copyright nella nostra epoca digitale, una ricerca importante su uno dei temi culturali ed economici più scottanti degli ultimi anni. Si tratta di un tema scottante perché da quando il web è arrivato nelle nostre vite il modo di considerare le opere creative è cambiato intensamente, non più opere che hanno bisogno di un supporto fisico e che quindi difficilmente possono essere soggette alla pirateria, bensì opere che se ne stanno tranquille e placide sulle rete e che possono essere fruite liberamente da qualsiasi utente di passaggio in modo, oggi, davvero molto semplice.
La ricerca ha preso in considerazione giovani studenti iscritti a facoltà che di sicuro hanno insegnato loro che cosa sia il copyright, facoltà come giurisprudenza, filosofia o comunicazione. Gli studenti hanno affermato di navigare ogni giorno sul web e di andare alla ricerca prima di tutto di musica, ma anche di film. I libri a quanto pare invece rimangono per adesso retaggio soprattutto delle librerie, difficilmente vengono presi in considerazione quando ci si trova connessi alla rete. Il 90% degli intervistati ha ammesso di scaricare files dal web in modo costante. La spiegazione è semplice, questi files sono del tutto gratuiti. Dobbiamo ammettere però che in alcuni casi il download viene fatto perché quei prodotti sono difficili da trovare nei negozi. I giovani sanno però di essere nel torto, sanno che c’è il diritto di autore, un diritto che stanno violando. Lo riconoscono, ma questo non ferma le loro azioni. Pensate infatti che solo il 30% degli intervistati ha ammesso che sarebbe necessario retribuire coloro che quelle opere le hanno create.
I nativi digitali, così ci piace chiamarli, non hanno alcun interesse insomma per l’autorità e per le regole vigenti. Le conoscono, ma non hanno alcuna intenzione di seguirle. Perché? Non si tratta di mera pirateria, il discorso è sicuramente molto più complesso. I nativi digitali sentono infatti che il web è la loro terra di origine, qualcosa che appartiene loro, che appartiene a tutti, una terra libera e aperta. Proprio per questo motivo credono che tutto ciò che sorge su questa terra gli appartenga a sua volta, una terra ancora in parte da esplorare e in cui non vi sono regole né etica. Ovviamente si tratta di un modo del tutto sbagliato di considerare il web, una terra che fa comunque parte della società in cui viviamo e che è uno strumento di comunicazione che merita di essere sottoposto alle stesse leggi del mondo reale.
Alla luce di tutte queste considerazioni ci risulta chiaro il motivo che ha spinto Filippo Sugar, neo presidente della Siae, ad investire quanto più possibile nella comunicazione dando vita ad un nuovo sito internet molto più chiaro, semplice e trasparente. La speranza e l’impegno di Filippo Sugar è di riuscire a far capire ai giovani che cosa sia veramente il diritto d’autore cercando di svecchiarlo, di renderlo più moderno. La speranza è di riuscire a far comprendere quanto il lavoro creativo sia importante per l’economia e quanto sia importante che venga quindi normalmente retribuito il lavoro degli artistyi, anche quando corre sul filo del web.